Francesca Ceci intervistata per Polovers da Anna Traczewska
Oggi su Polovers.it abbiamo il piacere di avere ospite Francesca Ceci (in calce trovate la sua biografia), studiosa della presenza dei Sobieski a Roma e nella Tuscia, con cui abbiamo iniziato a collaborare nel 2021.
Oltre che innamorata di Polonia, Francesca è archeologa e ricercatrice presso i Musei Capitolini di Roma, con lei ha scambiato qualche battuta Anna Traczewska.
(A.T.) Francesca, grazie alla collaborazione come Polovers ho avuto il piacere di conoscerti nel tuo contesto professionale di ricercatrice storica. Leggendo la tua biografia e constatando direttamente con quanta passione porti avanti i tuoi progetti, sembra proprio che abbia fatto tuo il motto: “scegli il lavoro che ami e non lavorerai neanche un giorno in tutta la vita”. Come mai hai scelto il mestiere di archeologa, e che cosa ti ha fatto innamorare proprio della numismatica?
(F.C.) Cara Anna, anche io sono contenta di aver conosciuto tramite Polovers delle persone entusiaste come te e innamorate del proprio lavoro, aspetto questo che ci accomuna. Ricordo di aver voluto da sempre fare l’archeologa, scavare, avere a che fare con la terra e riportare alla luce tracce e ricordi degli esseri umani da studiare ed esporre nei musei. La lettura dei volumi di W.C. Ceram Civiltà sepolte e Civiltà al sole mi impressionò molto da piccola, e decisi così di diventare un’archeologa. Per la numismatica, sono affascinata non tanto dal mezzo economico ma dalle immagini che lo caratterizzano, che racchiudono un mondo di storia e di miti pieno di continue scoperte e sorprese. Durante l’università ho poi partecipato agli scavi organizzati sul Palatino, nel cuore della Roma delle origini, e nel santuario etrusco di Pyrgi presso Santa Severa, dormendo nella necropoli etrusca di Cerveteri, dove esperienze indimenticabili sono state le passeggiate al chiar di luna tra le grandi tombe a tumulo…
Altri scavi “di gioventù” li ho fatti con il Gruppo Archeologico Romano nell’Etruria meridionale, passando l’estate in conventi adibiti a ostelli, scavando nel cuore verde del Lazio meridionale, immersi in luoghi remoti veramente magici. Una volta laureata, gli scavi che ho svolto da professionista erano dovuti ai sondaggi preventivi a opere pubbliche, come costruzioni di nuovi quartieri con le relative infrastrutture, che immancabilmente portavano alla scoperta di ville, necropoli, mausolei, strade… Insomma non si rimane mai delusi scavando a Roma!
Hai la fortuna di abitare a Roma, che per tutto il mondo rappresenta la città-museo per antonomasia, sei archeologa presso Musei Capitolini, fai parte di diverse organizzazioni legate all’archeologia. Esiste ancora una notizia o una vicenda poco nota che riguarda i polacchi da far conoscere al mondo, una specie di scoop degno di essere raccontato?
F.C. Gli scavi che si susseguono quotidianamente a Roma e nelle sue periferie, legati in particolare alla realizzazione di infrastrutture, riportano immancabilmente alla luce nuovi tesori di conoscenza: tombe, strade, ville, santuari continuano a “spuntare” dal sottosuolo e ognuno di essi rappresenta un tassello da inserire in quell’enorme puzzle che è la ricostruzione storica dell’umanità nella sua vita quotidiana, cogliendo quegli aspetti della vita degli antichi che ancora oggi possiamo riconoscere come familiari alle nostre vite di uomini moderni.
Roma ha ospitato per lunghi anni la corte polacca della regina vedova Maria Casimira Sobieska, giunta nell’Urbe per celebrare il Giubileo del 1700, e poi rimasta nella città per quasi 15 anni. La corte polacca, composta dai due figli maschi della regina, suo padre e la nipote con uno stuolo di nobili e servitori, fu subito oggetto di interesse da parte della Roma papale, anche per tutta una serie di vicende “amorose” legate ai due giovani principi Aleksander e Costantin che diedero non pochi grattacapi alla madre e sollevando anche problemi di etichetta che Maria Casimira riuscì però a gestire con polso e sempre facendo valere la sua posizione eminente di vedova di Jan III, il celeberrimo difensore della Cristianità. A Roma si possono ritrovare numerose tracce della presenza della famiglia Sobieski: nei Musei Capitolini ci sono l’epigrafe con ritratto della regina e un’altra epigrafe che nomina il re suo marito tra gli artefici della vittoria di Vienna del 1683. Nella chiesa di Santa Maria degli Angeli nella meridiana clementina c’è una placchetta che ricorda ancora la vittoria viennese. Nella chiesa di San Stanislao dei Polacchi ci sono dei quadri dei due regnanti, nella chiesa del Santissimo Nome di Maria al Foro di Traiano sono conservati cimeli della battaglia inviati al Papa da Jan III. La regina stabilì una sua corte nel Palazzo Zuccari a Via Gregoriana, dove campeggia su un muro esterno il suo stemma gentilizio. Importanti sono anche i monumenti dei suoi familiari: il padre Henry de la Grande d’Arquien è sepolto nella chiesa di San Luigi dei Francesi, il figlio Alessandro ha un bel monumento funebre nella chiesa dei Cappuccini a Via Veneto. La nipote Maria Clementina, che sposò il re senza regno Giacomo III Stuart ha un magnifico monumento funebre nella basilica di San Pietro in Vaticano e un monumento più piccolo nella chiesa dei Santi Apostoli nella piazza omonima.
Infine, gli archivi di Roma conservano numerose lettere e documenti dell’epoca dei Sobieski. A Roma si trova anche la bella Villa Poniatowski, una delle più belle di Roma, acquistata dal principe Stanislao Poniatowski, nipote dell’ultimo re di Polonia dei lavori di restauro. Oggi è una delle sedi del Museo Etrusco di Valle Giulia.
Tra i luoghi con memorie polacche va ricordato un museo poco noto ma veramente interessante, ovvero il Museo Astronomico e Copernicano dell’INAF-Osservatorio Astronomico di Roma intitolato al grande astronomo e scienziato polacco Mikołaj Kopernik (1473-1543) che contiene anche una collezione di opere e cimeli copernicani raccolti dallo storico polacco Artur Wołyński in occasione delle celebrazioni di Nicolò Copernico nel 400° anniversario della nascita.
Abbiamo scoperto con molto piacere che oltre per le monete greche e romane, hai un debole per la storia polacca e soprattutto per la nostra regina Maria Casimira Sobieska. Come mai ha attirato la tua attenzione? Come ti ha rubato il cuore?
F.C. L’affascinante, intrepida e determinata Marisienka ha un monumento che la celebra in una delle sale dei Musei Capitolini: si tratta di una bellissima epigrafe già ricordata, in marmo nero con lettere dorate che ricorda una sua visita in Campidoglio avvenuta nel 1700, dove la regina vedova, giunta a Roma, fu ricevuta con tutti gli onori dai magistrati capitolini. Sovrasta l’iscrizione uno splendido ritratto della regina, opera dello scultore Lorenzo Ottoni, che testimonia la bellezza della regina anche in età matura. Con le stagiste polacche che si sono succedute al Museo abbiamo iniziato ad avvicinarci alla Regina e oggi posso dire di conoscerla abbastanza bene da apprezzarla in tutte le sue qualità e caratteristiche testimoniate anche dalle fonti storiche e letterarie. Se qualcuno volesse approfondire questo tema, può scaricare alcuni articoli a disposizione di tutti che ho scritto in merito dal sito academia.edu, digitando il mio nome. Un po’ di pubblicità non guasta…
Il tuo cuore da qualche anno è con i Polovers - gli innamorati di Polonia. Insieme a Jerzy Miziołek, Agnieszka Bender, Jarosław Pietrzak avete dedicato tempo e risorse per studiare due regine polacche: Maria Casimira e Bona Sforza. Dalle ricerche che avete condotto ha poi preso vita un volume a loro dedicato. Ci racconti come è nata questa collaborazione italo-polacca?
F.C. La conoscenza e poi l’amicizia con la console onoraria per le Marche Cristina Gorajski Visconti ha portato al progetto di uno studio dedicato a due regine “straniere”, essendo Bona italiana e Maria Casimira francese, studio che si è concretizzato prima nel convegno on line di Loreto e poi nella pubblicazione del volume. Anche questo progetto editoriale, che come hai detto include amici e studiosi polacchi di chiara fama, ha contribuito a rafforzare l’amore per Polovers, testimoniato ora dal volumetto che conferma l’importanza della carta stampata: scripta manent!
Ci puoi parlare della tua attività scientifica in Polonia?
F.C. È dal 2015 che mi reco in Polonia per partecipare a convegni e incontri culturali. La prima volta è stata all’Università di Katowice, dove su sollecitazione dell’amica prof. Aleksandra Krauze-Kołodziej dell’Università Cattolica di Lublino ho partecipato a un convegno internazionale sui “Quattro Elementi tra Polonia e Italia”, poi da lì sempre a Katowice sono stata invitata dalla Società Dante Alighieri a tenere un incontro nella Biblioteca Nazionale sulle bellezze del Viterbese con le sue magnifiche necropoli etrusche.
Mi sono quindi recata ogni anno, sino a quello appena passato, all’Istituto Italiano di Cultura a Cracovia sull’invito del Direttore Ugo Rufino, dove ho presentato argomenti italiani come appunto gli etruschi, la storia di Roma, i Musei Capitolini, ma anche temi italo-polacchi, come la presenza a Roma e nella provincia di Viterbo dei Sobieski, in particolare nelle figure di Maria Casimira e Maria Clementina.
Anche a Varsavia sono stata ospite dell’Istituto italiano di Cultura, una prima volta in occasione di un convegno organizzato dal professor Jerzy Miziołek dell’Università di Varsavia incentrato su “Roma e Varsavia nell’età dei Lumi”, molto interessante e ben riuscito, e del quale ho curato la redazione italiana; sempre in collaborazione con l’Istituto Italiano ho organizzato, con il supporto dell’Università della Tuscia e del Palazzo Reale di Wilanów, un convegno sugli studi più recenti relativi alla presenza dei Sobieski a Roma: anche in questo caso una bella soddisfazione coronata dalla pubblicazione degli atti.
Ancora a Varsavia con l’Istituto Italiano e su invito della prof. Anna Tyluńska Kowalska dell’Università di Varsavia, ho tenuto un seminario incentrato sui viaggi delle regina Maria Clementina Sobieska Stuart nel Viterbese, a seguito del suo matrimonio avvenuto nel 1719 a Montefiascone, dove ancora sono conservati documenti e materiali di pregio relativi alla regina (seppur senza regno) polacca. Sul tema organizzammo nel 2019 a Montefiascone un convegno internazionale incentrato proprio su questo evento, poi confluito in un volume.
Di recente sono stata ancora a Varsavia dove ho partecipato al convegno internazionale di Numismatica con un tema, redatto insieme al prof. Jarosław Pietrzak dell’Università di Cracovia, sulle medaglie di Maria Clementina. Infine la prof. Agnieszka Bender dell’Università di Lublino mi ha gentilmente invitato a una giornata di studio tenutasi nel bellissimo Museo Diocesano di Varsavia, dove ho parlato della celebrazione funebre tenutasi nella chiesa di San Stanislao dei Polacchi a Roma in occasione della morte di Jan III Sobieski.
Si è poi appena concluso, a dicembre 2022, il convegno internazionale tenutosi a Roma durato tre giorni e dedicato ai Conti Karol e Karolina Lanckoronski, organizzato con il prof. Miziołek e la Direttrice del Parco Archeologico del Colosseo, la dottoressa Alfonsina Russo. Qui ho presentato un contributo, con la dott. Russo, sui viaggiatori polacchi che visitarono il Foro Romano e il Colosseo lasciandone testimonianza nei loro Diari di viaggio. Anche in questo caso è andato tutto benissimo ed è prevista la pubblicazione. Vediamo cosa ci riserverà il 2023!
Complimenti! Quanto lavoro, quanti studi e viaggi! Sono anni che visiti la Polonia, cosa ti piace di questo Paese? Cosa meno?
F.C. Della Polonia amo il paesaggio e le città, piccole o grandi, e soprattutto le persone. Se dovessi dare un voto alla mia esperienza con le persone che ho conosciuto, darei senz’altro 10 e lode! Esperienze negative o meno buone non ne ho avute…
Hai qualche sogno nel cassetto legato alla storia o all’archeologia polacca?
F.C. Per adesso vorrei portare avanti due progetti di restauro, che non specifico per scaramanzia, e girare ancora in lungo e largo per il paese!
C’è una chicca da scoprire o un must-to-go che consiglieresti ad un turista italiano in viaggio in Polonia, qualcosa di prezioso che secondo te non sia stato sufficientemente raccomandato finora dai tour operator?
F.C. Credo che ogni viaggio sia un prezioso accrescimento personale per chi lo compie, e mi sento solo di consigliare di guardare tutto, dal castello alla panchina nel parco con i piccioni che vi svolazzano intorno con una curiosità e uno stupore infantile che permetta di vedere “chicche” dove mai penseresti di trovarle.
Grazie per il tempo che hai dedicato a questa intervista, Francesca. Grazie anche per le belle parole rivolte alla Polonia e ai polacchi, Ti auguriamo pieno successo e soddisfazione per i tuoi progetti, e speriamo che si avveri il sogno nel cassetto di cui ci hai accennato. Buon lavoro! … e arrivederci a presto con Polovers!
FRANCESCA CECI - SHORTBIO
Francesca Ceci (1962), laureata e specializzata in Numismatica greca e romana all’Università di Roma “La Sapienza”, è archeologa presso i Musei Capitolini.
È membro dell’ICOM, della redazione scientifica della rivista Archeo, della Società Italiana di Storia delle Religioni. È Ispettore Onorario del Ministero e le Attività Culturali per parte del territorio dell’Etruria Meridionale.
Ha al suo attivo alcuni volumi pubblicati con l’Istituto Poligrafico e Zecca di Stato e altre case editrici, la curatela di alcuni convegni e la stampa di numerosi articoli che spaziano dall’archeologia etrusco-romana al XVIII secolo.
È membro delle Associazioni Archeotuscia di Viterbo e Terzo Millennio di Soriano nel Cimino, con le quali porta avanti progetti di divulgazione culturale, restauro e sensibilizzazione sul rispetto per il territorio.
Ha curato la realizzazione e l'edizione degli atti di alcuni convegni incentrati sul Viterbese, in particolare uno sulle dimore cinquecentesche della zona e un secondo sulla presenza della regina Maria Clementina Sobieska Stuart nella provincia di Viterbo.
Dal 2015 si dedica allo studio delle presenze della famiglia Sobieski a Roma, nei Musei capitolini e nella provincia di Viterbo.