Cristina Gorajski Visconti: “Questa missione consolare mi ha permesso di affrontare un mondo diverso”
Cristina Gorajski Visconti, Console Onoraria di Polonia nelle Marche, intervistata da Anna Traczewska
Cristina Gorajski Visconti cresciuta e formatasi in ambiente italo-polacco-argentino, risiede in Italia dal 1983. Analista esperta di progetti socio economici latinoamericani, ha lavorato sempre nella promozione internazionale.
Attualmente è partner e consulente di piccole imprese, istituzioni locali, enti no profit, specialmente nei temi della promozione dell’imprenditoria femminile. Console Onoraria della Repubblica di Polonia in Ancona dal 2012.
- Signora Console, il prossimo 28 novembre ricorrono 10 anni dall’apertura del Consolato Onorario Polacco in Ancona. Se la sente di tracciare un bilancio di sintesi per questo decennio? Che funzioni ha questa sede dorica?
Il Consolato onorario ad Ancona è stato aperto ufficialmente nel dicembre 2012 con una cerimonia nella Sala del Rettorato dell’Università in centro città e a poca distanza dalla sede che ancora oggi occupiamo. Qualche anno prima ero stata incoraggiata a presentare la memoria necessaria per la valutazione ed eventuale designazione accompagnata da alcune lettere di referenza da parte di importanti e autorevoli figure rappresentative del mondo politico e socio economico – tenuto conto della mia discendenza – insieme a un curriculum adeguato. Mi sono sentita molto onorata e conscia del ruolo di questa rappresentanza visto il valore che il luogo Ancona evoca per la moderna storia polacca nel XX secolo.
Ho ricevuto il rinnovo dell’exequatur dopo i primi anni di servizio e anche perciò ritengo che il bilancio possa considerarsi positivo, tanto per i servizi assicurati alla comunità italo-polacca residente che per la visibilità che questo Ufficio offre al territorio marchigiano, unitamente ai contatti che si sono consolidati con molti. Nel corso degli anni abbiamo ottenuto la regolare organizzazione del turno consolare per rinnovo passaporti e promosso interessanti conferenze culturali (omaggio a Wisława Szymborska un mese dopo la sua dipartita), interventi sul territorio per presentare libri e itinerari di viaggio in Polonia. Tante sono ancora le occasioni che possiamo favorire anche insieme ad altri per diffondere cinema, teatro e tradizioni. Cito ad es. la Giornata della memoria 2018 con la pièce Irena Sendler e la prima proiezione del film “La signora dello Zoo di Varsavia”; i concerti estivi e invernali anche in collaborazione con l’Istituto Polacco di Roma; le iniziative con gli istituti scolastici e universitari; le visite e partecipazioni agli eventi presso numerose municipalità delle varie province marchigiane che hanno impegnato sin dall’inizio il lavoro consolare. Tutto questo ci ha consentito anche di consolidare e garantire le attività dell’Associazione Regionale Italo-Polacca che patrocina per le Aule di Lingua e Cultura Polacca Anders, non solo per i bambini e adolescenti.
Al momento dell’insediamento del Consolato nelle Marche risultavano poco più di cinquemila cittadini polacchi residenti, però le statistiche ufficiali non corrispondono alle persone o famiglie presenti. Negli ultimi anni ci sono stati molti cambiamenti tra gli immigrati specie dopo il 1989; poi ci sono molte nuove famiglie italo-polacche e ancora direi molto importante è il movimento degli studenti Erasmus (nelle Marche ci sono 4 istituti universitari e quasi tutti hanno regolari progetti con le università polacche). Il più recente dato riguarda i contratti dei professionisti che lavorano temporaneamente in Italia, in altre parole i ‘polacchi in carriera’.
Riassumendo, questa mia missione consolare mi ha permesso di affrontare un mondo diverso da quello degli impegni professionali che ho svolto nel tempo. Con l’esperienza ho potuto comprendere meglio molte situazioni e con la stima e gli incoraggiamenti delle autorità polacche posso dire di aver potuto corrispondere alle aspettative in generale. Con le nuove disposizioni previste per l’operato di un Consolato onorario si potrebbe fare di più ma il momento storico e la situazione di pandemia non consentono di fare progetti a lungo termine.
- Da tantissimi anni è molto impegnata per la comunità polacca nelle Marche e anche il suo cognome rivela origini polacche. Quali legami dipingono il suo cuore di bianco-rosso… e verde?
Devo dire che sono arrivata ad Ancona per amore nel 1983… come moglie di un professionista italiano e da subito, come figlia di un ex-combattente polacco che per un certo periodo allora è vissuto insieme a noi, mi sono attivata per collaborare con l’Associazione Italo Polacca delle Marche. Ho stabilito ottimi rapporti anche con studiosi italiani che hanno avviato ricerche approfondite sulla storia locale del dopoguerra e abbiamo aperto la Delegazione di Ancona (la sede AIP è sempre in Senigallia). Le Autorità cittadine come quelle della Regione Marche hanno favorito l’opera fino al punto che dal 2014 in occasione del 60° anniversario della Liberazione, è stato istituito il 18 Luglio come Giorno della Liberazione di Ancona. Ricorrenza che viene celebrata annualmente con importanti cerimonie e alla presenza delle massime autorità provenienti dalla Polonia, in un programma che comprende anche l’omaggio agli oltre mille soldati sepolti presso il Cimitero Militare di Loreto, distante pochi chilometri dalla città. L’entusiasmo del cuore rimane brillante anche grazie ai tanti amici che si sono avvicinati alla storia dell’amicizia italo-polacca e ci hanno accompagnato nelle iniziative socio culturali, eventi e viaggi annuali in Polonia.
- Come cittadina del mondo, lei conosce e parla molte lingue. Ci racconta dove le ha imparate e se le sono utili nella vita di tutti i giorni? Sta studiando ancora?
Ho passato la mia infanzia e adolescenza in Argentina, residente con la famiglia in una piccola città dell’interno dove però ho avuto la fortuna di studiare in un collegio femminile, e seguire corsi di musica e lingue straniere. Successivamente oltre lo spagnolo ho perfezionato inglese e francese, tenendo conto che in casa si parlava italiano e molto poco polacco… alla distanza di 15.000 km non avevamo idea della Polonia. Dopo la Laurea in Italia in Lingue e Letterature Straniere dell’Università di Pescara Facoltà di Economia, ho lavorato grazie alla conoscenza delle lingue come esperta, ma in Germania dove ho soggiornato per quasi 10 anni con conseguente impegno a imparare il tedesco.
Per poter colmare il vuoto con la lingua polacca da tre anni anche io seguo i corsi di lingua per adulti in attesa di avere modo di seguire un Corso intensivo a Cracovia quando gli impegni di lavoro saranno diminuiti.
- Signora Console, nel Candido, Voltaire scrisse che “Il lavoro allontana da noi tre grandi mali: la noia, il vizio e il bisogno”. Lei che è una donna autonoma e sempre attiva, cosa ne pensa?
Sono totalmente d’accordo con quanto Voltaire fa dire a Candide… Non sempre i progetti e le iniziative che cerchiamo di realizzare o almeno di portare avanti ci danno soddisfazioni. L’impegno verso attività come quelle che riguardano lo sport o le visite e gli incontri per ricerche dedicate ai rapporti e scambi tra i due paesi sono molto soddisfacenti e ne abbiamo la prova nella ricaduta sui mezzi di comunicazione (ricordo le riunioni nelle aule universitarie ad Ancona e Macerata per parlare di euro, di bilinguismo, di matrimoni misti). Recentemente siamo stati inseriti in un programma pluriennale di ricerche più approfondite e di rivitalizzazione delle tracce dei polacchi sul territorio marchigiano; nelle varie province si impegnano i nostri ricercatori e simpatizzanti per consentirci una elaborazione dettagliata in modo che le indicazioni dei luoghi e le immagini possano essere successivamente ben catalogate.
- La pandemia non ha reso facile la vita sociale negli ultimi anni, anzi gli incontri interpersonali sono stati purtroppo molto limitati. Nonostante le difficoltà però abbiamo visto nascere e crescere il progetto Polovers, con eventi ibridi, virtuali e dal vivo. Ce ne parla?
Effettivamente l’ultima fatica nata dall’impegno di un gruppo di amici italo-polacchi e proprio in tempo di pandemia è il Programma ‘Innamorati di Polonia’ che su Internet è la piattaforma Polovers.it Qui abbiamo collocato l’evento iniziale celebrato a Loreto nel maggio 2021 in modalità ibrida collegando i relatori polacchi; a questo è seguita una pubblicazione dedicata alle Regine polacche Bona Sforza e Maria Casimira Sobieska presentata a Roma, Cracovia e prossimamente a Bari.
L’implementazione di Polovers prevede di continuare la ricerca sui pegni d’amore legati ai due paesi, cioè l’ambra e l’argento. Speriamo di realizzarla quest’anno tenendo conto dell’appoggio degli Istituti di Cultura di Roma e Cracovia e diversi istituti universitari di ricerca.
- Ho saputo che è attualmente alle prese con una nuova fatica letteraria, che fra non molto potremo leggere tutti. Ci può svelare chi ne sarà protagonista?
Per celebrare i 10 anni di servizi del Consolato onorario vorrei poter preparare una brochure con la raccolta dei momenti più interessanti del lavoro compiuto. La mia vera fatica per dire la verità è iniziata nel 2018 quando l’Ambasciata della Repubblica di Polonia a Buenos Aires ha incominciato una ricerca sulla presenza dei polacchi emigrati in Argentina e il loro contributo allo sviluppo economico e sociale del paese. Con l’aiuto di amici e professionisti dedicati sia in Italia che in Argentina stiamo ricostruendo la storia militare e civile di mio padre, Bolesław Gorajski tenente del 2° Corpo Polacco, emigrato in Argentina nel 1948, rientrato in Europa nel 1978 e morto ad Ancona nel 1990. A lui ho dedicato la fatica e le spese per mantenere il Consolato onorario e confido di potergli offrire un libro e magari anche l’omaggio di una targa presso la località argentina dove ha lavorato insieme ad altri tecnici per aprire le strade di montagna.
La provincia di Catamarca dove abbiamo abitato ha un territorio molto accidentato e negli anni del dopoguerra il governo fece arrivare in quelle zone molti tecnici europei. Con l’aiuto di manodopera locale hanno costruito strade che localmente si chiamano ‘Cuesta’: dei veri monumenti alle capacità e alle competenze per offrire opere di urbanizzazione – oggi come allora permettono il trasporto dei prodotti e la canalizzazione dell’acqua.
- Se avesse una macchina del tempo le piacerebbe viaggiare nel passato? E se potesse tornare in una delle città in cui ha vissuto, quale sceglierebbe: Roma, Buenos Aires, Francoforte e perché?
Non credo di voler tornare indietro … la vita vissuta è piena di alti e bassi e allo stesso tempo ricca di avvenimenti che permettono di vivere meglio il presente e affrontare l’incertezza del futuro, specialmente in questo periodo che viviamo. Proprio per questo vorrei poter avere la fortuna e la gioia di tornare in tutti i Paesi dove ho vissuto e dove sarebbe bello rivedere i luoghi e le persone, con i colori e i profumi che non si cancellano.
Grazie per aver accettato questa intervista. Complimenti per il bel lavoro già svolto e i progetti pianificati. Le auguriamo nuovi anni pieni di successi italo-polacchi.